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Tutto può cambiare

Tutto può cambiare” è un film meraviglioso.

Soprattutto se lo si vede da soli, in un periodo in cui tutto sembra prendere una pessima piega ed essere sul punto di andare in frantumi. Che poi è la situazione vissuta da ognuno dei protagonisti di questa sceneggiatura riuscitissima, che a suo modo riesce a regalare speranza, sorrisi e qualche lacrima di commozione. Ma indipendentemente dalla mia condizione, credo sia un film bellissimo anche se lo si vede in compagnia, trangugiando pop corn e muovendosi sulla sedia del cinema a ritmo delle canzoni che ne scandiscono praticamente l’intera durata.

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Lungi da me voler fare una critica cinematografica – di cui tra l’altro capisco pochissimo -, colgo l’occasione per ridare vita ad un blog che sia tutto mio ( o quasi ) e lo faccio usando quella che è stata a suo modo una fonte di ispirazione, di quelle che non ti fanno addormentare perchè ti mettono in moto il cervello, poi ti fanno dormire male ed alla fine ti fanno svegliare con un’idea fissa che devi assolutamente realizzare. ( Praticamente la storia delle mie ultime quindici ore ).

Ricominciamo : “Tutto può cambiare” – anche se, a mio parere, il titolo originale “Begin Again” si adatta meglio alla storia – è un film meraviglioso. E non lo è perchè si tratta dell’esordio di Adam Levine sul grande schermo o perchè si scopre con stupore che Keira Knightley è una cantante favolosa. Tanto meno per la morale secondo cui la musica salverà il mondo, perchè sostanzialmente non lo farà ma si limiterà a lenire alcune delle ferite personali di ognuno di noi.

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Quello che veramente mi è piaciuto è che “Tutto può cambiare” è un film sulle cose perse e ritrovate, sui rapporti allentati e poi recuperati, sui dettagli della vita cui non diamo peso e che poi immediatamente ci illuminano. Non si tratta di una commedia romantica a lieto fine, quanto piuttosto della dimostrazione di come un qualunque rapporto interpersonale vada a buon fine se vissuto con sincerità e purezza.

In realtà in questa sceneggiatura c’è tutto : un matrimonio ed una convivenza rovinati da un tradimento, un’amicizia che risana qualunque cosa ( accompagnata da qualche bottiglia di whisky ), le paranoie di una quattordicenne con i genitori separati, le luci di una New York meravigliosa, un futuro che sembra andare in frantumi e che poi sorprende con un risvolto positivo, un ex fidanzato che torna indietro senza apparente speranza. E su tutto questo, la musica. Che accompagna i protagonisti tra improbabili registrazioni in strada e strani percorsi introspettivi che non sono altro che percorsi a piedi, in macchina o in bicicletta in giro per la città.

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E proprio lì, sullo sfondo di una New York illuminata da migliaia di luci e dopo una lunga passeggiata a due che ha come colonna sonora la libreria musicale dei protagonisti – perchè una playlist racconta molte cose su ognuno di noi -, Mark Buffalo si lascia scappare la frase emblema del film, che lo riassume da sè, senza bisogno di aggiunta alcuna :

“That’s what I love about music. One of the most banal scenes is suddenly invested with so much meaning, you know? All these banalities, they’re suddenly turned into these…these beautiful, effervescent pearls. From music. I’ve got to say, as I’ve gotten older, these pearls are just becoming increasingly more and more rare to me.”

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